Nel Piano del Ministero della Salute per il riordino dei Punti nascita, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni a dicembre, fa già registrare le ''prime resistenze'', visto che circa il 30% dei reparti maternità italiani non rispondenti ai requisiti (ovvero, quelli che effettuano meno di 500 parti l'anno saranno chiusi).
Ad essere coinvolte in maniera più drastica nel provvedimento sarebbero soprattutto le Regioni del Sud: Calabria, in primis, dove chiuderanno 15 Punti nascita su 29.
Decisa, la presa di posizione della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) che ammonisce: “Si proceda senza deroghe”.
Saranno proprio i ginecologi Sigo a spiegare alle donne che è meglio sopportare alcuni disagi, pur di rivolgersi a strutture che garantiscono la loro salute e quella del bebé.
La chiusura riguarderebbe 158 punti nascita su 559 nel Paese, visto che sono proprio i parti e le nascite ad essere più frequentemente al centro degli episodi di presunti errori o malasanità.
“Come stimato anche dallo stesso ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ci auspichiamo che, entro tre anni, il Piano sia realizzato - spiegano dalla Sigo -. Sappiamo che i veri problemi si presenteranno sul territorio, in fase di applicazione delle nuove disposizioni, ma per scongiurare le resistenze ci faremo portavoce, in prima persona, di una sensibilizzazione delle donne, per sottolineare come questi criteri vadano a loro tutela: i piccoli ospedali, talvota, non hanno strumenti e attrezzature necessari per garantirgli sicurezza”.
Il Piano prevede dieci punti-chiave per ridisegnare la mappa del 'percorso nascita' in Italia, tra cui:
- riconvertire i centri perché siano tutti attrezzati e sicuri;
- favorire il parto naturale riducendo il ricorso al cesareo;
- garantire l'accesso all'analgesia epidurale; migliorare la formazione degli operatori;
- monitorare le attività e promuovere la Carta dei Servizi per il 'percorso nascita'.
(da IPASVI, l’Infermiere in rete)
Dott. G.Martorana
Infermiere Forense
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