La novità era già prevista dal decreto 150/2009, il provvedimento cardine della riforma della pubblica amministrazione di Renato Brunetta. Ma i sindacati l'avevano bloccata, attraverso una serie di ricorsi che hanno fatto presa presso tanti tribunali italiani.
Ora con un decreto correttivo del 150, il ministro Brunetta cerca di uscire dall'angolo in cui le contingenze lo hanno stretto:
Ci sono infatti amministrazioni di prestigioso, residenza del consiglio dei ministri e dicastero dell'Economia, che si sono sfilate dalla riforma in nome di una specificità di mission;
C'è il blocco triennale dei contratti, che impedisce di attribuire premi per il merito ai dipendenti;
Ci si sono i giudici che la danno vinta ai sindacati, ligi nel rispetto formale della norma e sempre con il coltello tra i denti.
Il nuovo decreto elimina i dubbi interpretativi del 150, che hanno dato sponda ai sindacati per dire no! Con il provvedimento, si fa piazza pulita di quelle ontestazioni che creavano anche disparità di trattamento tra singoli uffici.
L'intervento più sostanzioso proposto da Brunetta riguarda la contrattazione integrativa e i poteri manageriali affidati dalla riforma ai dirigenti pubblici: vanno esercitati da subito, dice il nuovo decreto, senza aspettare che ci sia il rinnovo dei contratti bloccati per tre anni dalla manovra correttiva dei conti pubblici. Tesi contraria invece sostenuta dai sindacati e confermata da alcuni tribunali.
Con questo chiarimento, diventa immediatamente operativo l'articolo 34 del decreto legislativo 150, e dunque il capo ufficio potrà decidere come organizzare il lavoro, come gestire i dipendenti senza dover più trattare con i sindacati, a cui la riforma Brunetta riserva esclusivamente il diritto alla preventiva informazione. Una rivoluzione epocale nelle relazioni sindacali del pubblico impiego. Le nuove norme vanno a integrare, con efficacia immediata, i contratti collettivi vigenti, e questo è stato possibile grazie al richiamo agli articoli 1339 e 1419 del codice civile, covati dagli esperti di Palazzo Vidoni come utile strumento per imporre un contenuto obbligatorio alle intese senza aspettare di doverle rinnovare.
Nella partita sulla riforma, ora si attendela contromossa dei Sindacati!
(liberamene tratto da un articolo di Alessandra Ricciardi)
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