Prot./Servizio1/n° 52113 Palermo, 03 Dic. 2010
Ai Direttori Generali delle Aziende Sanitarie Provinciali, Ospedaliere ed universitarie della Regione
Oggetto: Reclutamento di personale del comparto a tempo indeterminato.
L’ASSESSORE
Dr. MASSIMO RUSSO
Sulle pagine di Republica i Concorsi per i posti disponibili nella Sanità Siciliana:
Nulla di eclatante!
Non è e non deve essere un augurio di rito!
Tutti ci auguriamo che il 2011 possa portare una boccata di ossigeno al settore sanitario "sbrandellato e riformato".
Aspettiamo i concorsi per l'assunzione in Sicilia (a dire dell'Assessore) di 1400 unità; la stabilizzazione di tanti lavoratori da anni mortificati; il miglioramento di "condizioni lavorative" purtroppo penalizzate da logiche di mero risparmio e di prepotente economia; la mobilità che segnerebbe la fine di innumerevoli disagi per tanti colleghi.
Ma ciò che auguriamo
più di tutto, è il vero cambiamento: una vera svolta culturale non solo nella forma ma soptattutto nella sostanza.
Non si può continuare a dire che la Sanità è "composta dai medici e dagli altri operatori"! (E' ciò che ho sentito ripetutamente dire durante gli iterventi alla "Giornata della Salute" il 22 Dicembre scorso...).
La Sanità è formata da Operatori sanitari (tutti) o da Personale sanitario (tutto) senza distinzione di alcun chè! Tutti Lavoratori con la stessa dignità che non deve essere calpestata da "nicchie di potere".
E' ora che molti si accorgano che non siamo "rette parallele ma rette intersecanti"!
E' ora di finirla con le lobbi e col corporativismo fanatico!
Non siamo fazioni in lotta!
Siamo semplicementi Anelli della stessa catena; Professionisti lavoratori con un obbiettivo comune: il benessere del malato!
Auguri a tutti.
Esce una lettera aperta sulle pagine della CIGL con un "allarme generale": "Possiamo finire per essere noi il male più pericoloso dell'Azienda".
Sembra un virus tipico di questi tempi, dal quale ben pochi possono dirsi esenti, una vera e propria infezione che si è manifestata in questa forma più o meno acuta e dal quale tantissimi possono essere i portatori sani, pochissimi i veri malati.
Il buonismo è un vizio (per chi ce l'ha) la cui ammissione è un tabù, pena l’emarginazione e la derisione, e quello vero è sempre una buffa e patetica macchietta, incline alla retorica dell’accondiscendenza, dal sorriso facile, dai buoni sentimenti e dal compromesso inteso soltanto nella sua accezione nobile.
Il cinismo (che del buonismo è il rovescio della medaglia) invece ha sempre suscitato una sottile ammirazione, quasi un timore reverenziale!
Questo buonismo è tarato da una pugnace ossessione per gli altri, per tutto ciò che è altro in senso sia personale che ideale, sia concreto che astratto. Non sembra più dare sicurezza e nasconde dietro ai sorrisi, i suoi probabili sensi di colpa, irritato dall’idea di non essere apprezzato.
Esso è continuamente alla ricerca di mediazioni e, poichè crede nell’esistenza di una Verità ultima (la sua), non vuole adeguarsi alle tante verità contingenti che individua intorno a sé.
Manifesta spesso sentimenti o ideali umanitari, tuttavia lo fa soprattutto per dare una buona immagine di sé. Non ha una vera consapevolezza degli effetti delle proprie azioni: il vecchio aforisma “Di buone intenzioni è lastricata la via dell’inferno” (Samuel Johnson) gli è del tutto estraneo.
Non possiede la qualità indiscussa del buonismo e cioè quella di non adirarsi mai, neppure qualora gli capiti di essere sbugiardato. Invece, è facile vederlo in preda all’isteria, oppure rimanere silente... Cavalca a pieno lo "spirito dei tempi" e tende ad attenersi in modo maniacale e quasi dogmatico, e in nome del quale sa ergersi a "severo censore e fustigatore di costumi".
È forte coi deboli e debole coi forti: è un vero e proprio "lupo" travestito da agnello, un freddo calcolatore che, studiando nel dettaglio i tic e gli stereotipi dei “candidi di successo”, tenta di riprodurne i modelli comportamentali su grande scala. Questo buonismo non ha nulla a che vedere con la bontà, né con l’onestà intellettuale o la rettitudine: ne è soltanto una grottesca caricatura.
L’uomo buono si inchina umilmente dinnanzi alla Realtà e la osserva senza le lenti deformanti dall’ideologia.
(Liberamente tratto da un articolo di Luca Marcolivio)