Gli Infermieri e i Lavoratori turnisti non possono andare in pensione a 67 anni. Essi svolgono un lavoro che, a prescindere dai criteri oggi utilizzati per la definizione di Lavori Usuranti, non può essere svolto in piena sicurezza oltre un certo limite di età a garanzia dei cittadini che assistono .
Quanti dei politici italiani, dei loro familiari, si farebbero assistere al “tavolo operatorio”, in una terapia intensiva su un'ambulanza, da infermieri e personale oltre 60 anni?
Questo provvedimento bloccherà ulteriormente il ricambio generazionale nei luoghi di lavoro e la nuova tecnologia creerà sempre più criticità nel suo impiego.
Un Infermiere inizia la sua attività lavorativa dopo la Laurea tra i 25 ed i 30 anni. Gli Italiani sanno bene che all’età di 65 -70 anni l'Infermiere e il Personale (logorati dalle attività assistenziali) non sono in condizioni di assicurare fisiologicamente un'assistenza sicura e ottimale!
Quindi Tutti, pretendiamo una maggiore equità nella partecipazione al risanamento attraverso misure di "Giustizia sociale":
- Le Imposte patrimoniali oltre i 500.000 euro (esclusa l’abitazione principale);
- Eliminazione del Vitalizio, oltre 3000 euro al mese previsto per i Parlamentari;
- Taglio alle Pensioni superiori a 100.000 lordi all’anno.
- Considerazione del lavoro di Parlamentare come “pubblico dipendente” assoggettato agli stessi obblighi ed emolumenti.
- Scelta vincolante di "Parlamentare" come unico lavoro con l'Abolizione del doppio stipendio.
- Il carcere per il falso i bilancio e l’evasione fiscale. In alternativa il doppio dell’evaso in danaro.
- Eliminazione delle “auto blu” e degli alti privilegi che un dipendente pubblico non possiede.
E'ora di promulgare leggi e decreti che valorizzino la "Giustizia sociale" e Professionale.
E' questa la strada maestra per uscire velocemente da una crisi socio-economica soffocante, individuando strategie di vera crescita e non deliri di politica sui "licenziamenti facili" mascherati con la “flessibilità in uscita”.
Se saremo ulteriormente penalizzati con ritocchi nei contratti o nelle pensioni siamo pronti a paralizzare quella cieca sanità che ragiona soltanto in termini eonomici e industriali, che non si rende conto che il paziente non è un "prodotto finito" ma un uomo bisognevole d'aiuto.